Un piatto antico: la soppa tal-armla

In una società diffusamente povera, le vedove (insieme agli orfani) sono di solito le più povere di tutti. Per questo uno dei piatti tradizionali maltesi, un piatto essenziale prima che l’avvento dei colonizzatori creasse varianti come quella col burro, è la soppa tal-armla, la zuppa della vedova.

 Soppa tal-armla, foto dal libro The Way We Ate

 Armla è una parola maltese di derivazione araba. La radice è costituita dalle consonanti r_m_l. Il maschile, vedovo, si dice armel; il plurale, sia maschile sia femminile, è fratto, tipico delle lingue semitiche: romol. In arabo vedova è sostanzialmente la stessa parola: أرملة (sulla fiducia).

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Le mie cose a Malta

Pur di non pronunciare la parola mestruazione, in molte lingue si fa ricorso a tante diverse metafore, spesso regionali. In Italia, se una donna ha le mestruazioni, le ha fatto visita il marchese, è venuto a trovarla Giacomino, è genericamente indisposta. A volte è addirittura ferita, oppure ha “il ciclo”, che in realtà dovrebbe indicare l’intero periodo che intercorre tra una mestruazione e l’altra e che include l’ovulazione. Insomma, ha “le sue cose”, come se le cose di una donna fossero unicamente legate al flusso di sangue ed endometrio rilasciato dalla sua parete uterina.

 mestruare, mestruale, mestruo sul dizionario inglese-maltese

Anche l’inglese period è una figura retorica all’insegna della vaghezza. Il tabù legato al sanguinamento mensile femminile è tale che nella lingua maltese non si rinviene un termine che lo indichi con precisione. O meglio, il termine c’è, menstrwazzjoni, ma è strettamente medico, mai usato nella lingua parlata, per la quale si fa appunto ricorso all’inglese period o a qualche eufemismo vernacolare come ġieha, le è venuto; o qiegħda bih, ce l’ha.

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bil-Malti

C’è una sola lingua semitica all’interno dell’Unione europea, e una sola lingua semitica scritta in caratteri latini al mondo.

Si tratta della lingua di Malta, il malti, codificato ufficialmente per la prima volta l’altro ieri, nel 1924, nella grammatica definitiva in uso ancora oggi.

Le prime attestazioni di parole e brevi frasi in maltese risalgono al 1240, come ricorda Giuseppe Brincat, ordinario di Linguistica italiana all’Università di Malta e accademico della Crusca. Si tratta quindi quasi un corrispettivo del nostro indovinello veronese, o del nostro Sao ko kelle terre. A queste prime testimonianze fanno seguito “toponimi e termini del registro domestico o d’uso quotidiano negli atti notarili o negli atti della universitas (il consiglio comunale), redatti in latino e/o in siciliano cancelleresco fino alla metà del Cinquecento”.

Il primo documento più complesso in maltese è comunque una poesia risalente agli anni attorno al 1470. “Un componimento di 16 endecasillabi, con una stanza di sei versi a rima baciata, un ritornello di quattro versi con assonanza (imperfetta) e una seconda stanza di sei versi a rima baciata”, ricorda ancora Brincat.

Nel 1934, l’inglese e il maltese divennero le lingue ufficiali del Paese, e l’italiano, fino ad allora la lingua delle élite, restò tagliato fuori.

 Uno scorcio della Valletta (il-Belt) visto da Vittoriosa (Birgu), una delle Tre Città  Continua a leggere