Il-Quċċija: riti divinatori per bambini di un anno

Cosa ci riserva il futuro? Cosa diventeranno i nostri figli? Quali sono le inclinazioni che seguiranno nella loro vita? Per rispondere a queste domande, i maltesi ricorrono da sempre a un preciso rituale: il-Quċċija. Secondo un’ipotesi che mi sembra plausibile, il termine Quċċija (pronuncia uccìa) deriverebbe dal latino ut sciat, conformemente a una cerimonia volta a conoscere quello che sarà.

 La piccola Nicky brandisce gioiosa un cucchiaio di legno. Diventerà chef? Quel che è certo è che oggi ama mangiare.

Al compimento del primo anno di età, i genitori si riuniscono con parenti e amici più cari per assistere alla divinazione, artefice della quale è il bambino stesso, o la bambina, che viene posta sopra una coperta aperta sul pavimento, a un’estremità della quale si sistemano alcuni oggetti caratteristici e indicativi di un ambito professionale, o comunque di una predisposizione. Varianti possibili prevedono che gli oggetti circondino la bambina in cerchio o che le vengano presentati su un vassoio.

Gli oggetti sono cambiati nel corso del tempo e, a discrezione dei genitori più o meno illuminati, tendono oggi ad essere identici per femmine e maschi, laddove prima alle donne si riservavano utensili (e giorni a venire) meno tecnici e prestigiosi e più domestici.

Solitamente si tratta di: un righello (che può essere sostituito da un goniometro o una squadra), che indica un futuro nel campo dell’ingegneria o dell’architettura; un metro da sarto, che indica un futuro nella sartoria più o meno alta; una penna, la bambina sarà scrittrice o giornalista, o comunque un’intellettuale; un uovo, che indica un avvenire di ricchezza e prosperità; uno stetoscopio se disponibile, altrimenti un termometro o qualunque oggetto attinente alla professione medica; un cacciavite, la bambina potrà essere un’elettricista o comunque lavorare nell’ambito della tecnica; una carta di credito, lavorerà in ambito bancario; un pennello, sarà un’artista; utensili da cucina, sarà cuoca; una calcolatrice, sarà una contabile; una cazzuola, lavorerà nelle costruzioni; e così via, a discrezione dei parenti.

Un oggetto che non manca mai sulle coperte della Quċċija è la corona di rosario, o una croce, o la bibbia, a indicare un futuro nei ranghi della Chiesa.

L’oggetto verso cui la bambina protenderà e che afferrerà getterà una luce sul suo avvenire._

 

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Informazioni su Irene Chias

Irene Chias è siciliana. Dopo aver lavorato per anni come giornalista in Francia e a Milano, si è trasferita a Malta. Nel 2010 è uscito il suo romanzo "Sono ateo e ti amo" (Elliot 2010; Laurana 2022). Nel 2013 è stato pubblicato "Esercizi di sevizia e seduzione" (Mondadori), vincitore nel 2014 del Premio Mondello Opera Italiana e del MondelloGiovani e tradotto in maltese col titolo "Mur Ġibek". Del 2016 è "Non cercare l'uomo capra" e del 2020 "Fiore d'agave, fiore di scimmia" (Laurana), anch'esso in corso di traduzione. I suoi racconti sono apparsi su Nuovi Argomenti, Granta Italia, Nuova Prosa, su diverse antologie.

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