Ambiente, guerra e salute: Malta ignora il Muos

Devastazione ambientale, violazione del principio di autodeterminazione dei territori, militarizzazione di spazi altrimenti accessibili e liberi. Ma anche salute. I temi sollevati dal Muos sono tanti e importanti. E trascurati.

 Elaborazione grafica di Rino Strano (Wwf Vittoria) della relazione di Zucchetti e Coraddu

 Dettaglio maltese

Per varie ragioni, gli studi condotti sull’apparato di comunicazione militare Usa non sono univoci e definitivi, come per altro riflesso dalle alterne vicende giudiziarie che lo hanno interessato. Questo potrebbe quindi indurre a dubitare dell’impatto del suo campo elettromagnetico sulla salute di coloro che vivono nell’orbita tracciata dal suo raggio, e forse anche a pensare che fare un favore alla Marina Usa valga bene qualche problema sanitario per gli abitanti della zona. Sorprende però che si ignori totalmente la questione.

È quello che ho invece constatato fra i maltesi quando ho loro parlato del Muos, anche alla luce del fatto che mezza Malta e tutta Gozo rientrerebbero nel raggio d’azione delle emissioni radio, almeno secondo l’elaborazione grafica della relazione indipendente di Zucchetti e Coraddu, professori del politecnico di Torino.

“La relazione di Zucchetti e Coraddu fa riferimento ai dati certi dei campi elettromagnetici delle antenne NRTF, esistenti sin dal 1991 all’interno della base militare americana, mentre per il Muos si basa su valutazioni teoriche. Che però, a detta sia di Arpa che di Zucchetti e Coraddu, sono deficitarie per la mancata collaborazione delle autorità Usa” dice Andrea Turco, giornalista e attivista No Muos. “Inoltre le emissioni del Muos si sommano a quelle delle antenne, e già queste ultime da sole hanno superato alcune volte i limiti di legge. Nonostante questo, il Muos è acceso dal 2017”.

Alcuni siciliani si sono raccolti attorno al movimento che contesta l’apparato, per costruire il quale è stato disboscato un territorio di un chilometro quadrato all’interno di una riserva naturale. E i maltesi?

 Apparati bellici d’altri tempi: gli antichi cannoni inglesi a difesa del porto della Valletta 

“Personalmente ho seguito il problema per qualche anno, ma ammetto che l’ho sempre considerato relativo alla Sicilia e all’Italia, come se non riguardasse Malta” dice Andre Callus, attivista del Moviment Graffitti. “Sollevare la questione qui è difficile: se da un lato i maltesi non ne hanno idea e il governo non ha mai comunicato nulla in merito, dall’altro, anche se sapessero, difficilmente si sentirebbero coinvolti in qualcosa che prescinde dalla loro volontà e su cui sentirebbero di non poter fare nulla. Malta pullula di problemi ambientali più immediati”.

Il Mobile User Objective System, un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza, è composto da cinque satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali è stata realizzata all’interno della Sughereta di Niscemi, con tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e altre due antenne alte 149 metri. Nonostante l’area sia riconosciuta come sito di importanza comunitaria relativamente alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, il Muos è diventato operativo dopo alterne vicende giudiziarie.

“Secondo me a Malta non se ne sa molto per gli stessi motivi per cui in Sicilia fino al 2013 se ne sapeva davvero poco. La ragione è l’assenza di una pressione costante, da parte dell’informazione e di gruppi locali, sulle tematiche militari” racconta Andrea Turco. “Pur essendo una priorità per ogni governo, la popolazione invece recepisce questi temi come lontani, difficili, da addetti ai lavori. Noi come movimento No Muos ci abbiamo messo anni per far intendere tutto questo in Sicilia. Non sorprende quindi che a Malta non se ne sappia nulla”.

Niscemi è gia sede dal 1991 della base militare americana NRTF-8 (Naval Radio Trasmitter Facility): 21 antenne NRTF le cui emissioni elettromagnetiche però, secondo una relazione dell’Ispra, non superano i limiti di legge. Si trovano a 60 km dalla base militare di Sigonella. “Non sono state collocate a Sigonella perché le frequenze avrebbero attivato le testate nucleari presenti nella base” dice Antonio Rampolla, militante del gruppo No Muos di Palermo.

 foto AGF

In generale, i rischi per la salute derivanti dall’esposizione prolungata a campi elettromagnetici di media intensità comportano patologie anche gravi.

“È proprio sui timori legati alle emissioni delle onde elettromagnetiche che siamo riusciti in passato a coinvolgere più gente” dice Turco. “Da tempo sosteniamo invece che il no al Muos riguarda tanti aspetti: la salute, certamente, ma anche l’aspetto ambientale legato alla devastazione di una riserva naturale come la Sughereta; il principio di autodeterminazione dei territori che viene calpestato; la militarizzazione che restringe gli spazi di libertà di tutti e tutte; la scelta di investire denaro sugli apparati militari invece che sulle questioni sociali; e tanto tanto altro”._

 

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