Dopo caso Prudente, 135 medici firmano “judicial protest” per chiedere modifica leggi aborto

Dopo il trattamento assurdo – ma a Malta tristemente consueto – subito la scorsa settimana da Andrea Prudente, 135 medici hanno intrapreso un’azione giudiziaria per chiedere che le vetuste leggi in tema di aborto vengano cambiate.

Due militanti di Doctors for Choice alla manifestazione del settembre 2019

La scorsa settimana, Malta ha di abbandonato a sé stessa Andrea Prudente, cittadina statunitense, in vacanza nell’arcipelago durante la gravidanza. L’ha anzi tenuta in ostaggio – nelle parole del suo compagno Jay Weeldreyer – dopo la rottura prematura delle acque a 16 settimane. Si era verificato un distacco della placenta e non era rimasto alcun liquido, il che implica l’assenza di ogni speranza di sopravvivenza per il feto. La donna restava quindi a grave rischio di infezione finché avesse continuato a tenere il feto dentro di sé.

“Se tale situazione si fosse verificate praticamente ovunque tranne che a Malta, a Prudente sarebbe stata offerta dai medici la possibilità di interrompere la gravidanza a tutela della sua salute. Ma questo a Malta non può accadere perché l’aborto è illegale in tutte le circostanze. L’unica possibilità per lei è stata continuare la gestazione sotto osservazione e restare quindi a rischio di sepsi. Volare in un altro paese su un volo commerciale non era possibile a causa dell’alto rischio di un’emergenza medica in volo. Fortunatamente, la sua assicurazione privata ha ritenuto inaccettabili i rischi per la vita di Andrea a Malta e ha organizzato e facilitato il trasferimento in aereoambulanza in un Paese che non limita il diritto alla salute e alla vita delle donne” si legge nel comunicato diramato dalla ginecologa Isabel Stabile, una dei medici che contestano la legge maltese in tema di salute delle donne.

La legale Lara Dimitrijevic al raduno del 2019

Questo identico scenario clinico si verifica a Malta circa due o tre volte all’anno, dove però la maggior parte delle donne non ha un’assicurazione privata che le aiuti a lasciare l’isola per ottenere all’estero le cure di cui necessitano. Le nostre leggi stanno trascurando queste donne, mettendo inutilmente a repentaglio la loro vita”, si legge ancora nella nota.

La scorsa settimana, Malta ha abbandonato a sé stessa, e di fatto danneggiato, anche un’intera categoria professionale. I medici avevano le mani legate e non hanno potuto offrire a Prudente le cure di cui aveva bisogno.

Gli operatori sanitari negli Stati Uniti avevano consigliato ad Andrea di chiedere l’interruzione della gravidanza, ma offrire e sottoporsi a queste cure – sulla base delle attuali leggi – avrebbe reso sia la donna sia il medico passibili di una pena detentiva. Quindi, per forza di cose, c’è stata una gestione attendista del caso. “I medici a Malta si rifiutano di accettare questa situazione legale. In soli quattro giorni, 135 medici hanno firmato una protesta giudiziaria chiedendo una revisione del nostro divieto generale di cura dell’aborto”.

La professoressa Isabel Stabile, ginecologa e attivista, alla manifestazione del 2019

“Tra noi ci sono specialisti in ostetricia e ginecologia, medicina di famiglia, psichiatria, pediatria e altro ancora. La fortissima motivazione dietro questa richiesta è l’empatia. Inoltre, la nostra responsabilità nei confronti dei nostri pazienti presuppone il tentativo di trattare le difficoltà prevenendo situazioni letali. In caso di gravidanza complicata, può essere necessario l’aborto per proteggere la salute fisica e mentale della paziente. Presentiamo questa judicial protest per salvaguardare le persone che potrebbero rimanere incinte e i medici che le seguono. Le pazienti a Malta meritano l’accesso ai più alti standard possibili di assistenza medica, in linea con le raccomandazioni internazionali come quelle di OMS, FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia) e RCOG (Royal College of Obstetricians and Gynaecologists). Auspichiamo che le leggi create nel 1850 vengano riconsiderate e aggiornate per consentire una pratica basata sull’evidenza clinica, senza condannare le cittadine e i loro medici alla criminalità._

 

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4 risposte a “Dopo caso Prudente, 135 medici firmano “judicial protest” per chiedere modifica leggi aborto

  1. In occasione della prima gravidanza anche mia moglie ha avuto la stessa rottura del sacco alla 17ma settimana. È iniziato il travaglio abortivo e il bambino è stato partorito morto dopo qualche giorno. Le era stata offerta l’ivg ma il medico non obiettore non ha fatto allarmismi sul rischio sepsi, data la profilassi somministrata nel ricovero, puntando invece sull’egoismo di non sopprimere subito un bambino già abbastanza sviluppato per soffrire. Dal rifiuto di mia moglie, il medico non obiettore, invece di fornire un cavolo di sostegno in quel frangente traumatico, l’ha trattata con malcelato disprezzo, anche davanti a colleghi e pazienti. Curioso che per altre mamme ricoverate in attesa di ivg (una di queste si dava pugni sulla pancia durante un aborto salino e diceva: – Muori, bastardo! – Lo dico senza giudizio perché tempo addietro, senza pugni e senza insulti, avevo fatto come lei per un ritardo indesiderato della mia ragazza del tempo) la sofferenza del nascituro non sia stata neppure menzionata. Whatever, un anno e mezzo dopo abbiamo avuto una bimba e dopo sei mesi mia moglie ha avuto un ictus con esiti di emiparesi destra e afasia ed epilessia, tuttora presenti. La notte, mentre la veglia o in ospedale, pensai, terrorizzato com’ero, che sarebbe stato meglio che morisse perché io non ce la potevo assolutamente fare. Quando rimase incinta durante il periodo di riabilitazione le venne di nuovo proposta l’ivg che nuovamente rifiutò è nacque un maschietto con cesareo. La cosa – proposta, rifiuto, cesareo e nascita – si ripeté paro paro per le altre quattro gravidanze successive con taglio e felice esito. Perché raccontarlo? Mah, forse perché di fronte alle mie paure, gli sviluppi hanno superato di gran lunga le mie aspettative. Forse non i nostri desideri nascosti che però, conoscendo la mia inettitudine, ritenevo irrealizzabili fantasie.

  2. Sono un medico ostetrico italiano e contesto che in ogni caso una rottura prematura del sacco amniotico porti a immediato pericolo di vita la donna incinta. Contesto anche che la condizione sia sempre sempre irreversibile ( vedi amnioinfusione, trattamento antibiotico ecc)
    Comunque la donna poteva tranquillamente lasciare l’isola per venire in Italia o altrove. Mi pare una vicenda montata da abortisti senza farsi scrupolo di dire la verità

    • Pare che in questo specifico caso gli stessi medici avessero detto che invece non c’era speranza. In ogni caso, la sfido a trovare una compagnia aerea di linea che si assuma la responsabilità di far volare una donna in quelle condizioni. Inoltre, come ricorda il caso di Valentina Milluzzo, non è così facile abortire neanche dov’è legale.

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