Se siete in stato di gravidanza, pensateci bene prima di decidere di viaggiare verso le isole maltesi. Potreste non tornare vive.
Le attiviste e gli attivisti maltesi pro-choice hanno scelto di rendere pubblica la seguente assurda vicenda su richiesta della vittima e del suo compagno, che sperano di ottenere aiuto.
Andrea Prudente, una donna statunitense incinta da 16 settimane, in vacanza a Malta con il suo compagno per il loro “baby moon” (l’ultima vacanza prima dell’arrivo del bambino), ha cercato assistenza al pronto soccorso di Gozo ed è stata successivamente ricoverata all’ospedale Mater Dei di Malta dopo aver subito quello che sembrava un aborto spontaneo, con forti emorragie. Un’ecografia ha confermato la rottura delle acque e il distacco della placenta. Tuttavia, il feto ha ancora un battito cardiaco.
Le linee guida internazionali in materia affermano che nei casi in cui il feto non è più vitale (prima delle 24 settimane), dovrebbe essere offerta l’interruzione della gravidanza per evitare il rischio di infezione materna e morte. Infezione che si può trasmettere, attraverso le membrane rotte, all’utero, e quindi nel sangue portando alla morte.
La paziente ha chiesto di interrompere la gravidanza, ma la sua richiesta è stata respinta. Le è stato detto che i medici possono intervenire solo se ci sono prove che la sua morte è imminente, e nemmeno contrarre l’infezione è sufficiente ad avere accesso all’aborto. Le è stato anche detto che i medici non possono nemmeno discutere con lei dell’opzione aborto.
Prudente è ora costretta a stare in ospedale ad aspettare, rischiando sempre più la vita ogni minuto che passa. La famiglia è comprensibilmente sconvolta e alla disperata ricerca di una soluzione. L’evacuazione medica nel Regno Unito è in programma, ma potrebbe non arrivare in tempo. Tanto più che la paziente è risultata positiva al Covid-19, come ha dichiarato in un’intervista al MaltaToday Isabel Stabile, ginecologa esponente di Doctors for Choice Malta, che sta seguendo il caso molto da vicino.
Vale la pena ricordare quante donne maltesi non sono tutelate dall’ipotesi che si monti un caso internazionale in loro favore, non hanno i mezzi per recarsi all’estero — talvolta neanche per sapere che è un’opzione — e restano vittime dell’attendismo di medici che di fatto non non vogliono o non possono svolgere quello che sarebbe il loro lavoro.
Prudente ha dichiarato di sentirsi “tenuta in ostaggio” in attesa della morte del feto.
AGGIORNAMENTO
In un post sulla sua pagine Facebook, l’avvocata Lara Dimitrijevic ringrazia e rassicura quanti si sono preoccupati per le sorti della donna.
La paziente ha lasciato l’ospedale giovedì contro il parere medico ufficiale, poiché le autorità sanitarie per legge non possono consigliarle di partire per eseguire l’intervento di interruzione di gravidanza che le avrebbe salvato la vita. Nella migliore delle ipotesi resterà a lei un trauma non da poco, a tutte le altre il problema di un diritto negato, per di più in un paese europeo.
Dopo il caso, 135 medici hanno sottoscritto una judicial protest per chiedere la modifica delle leggi in materia di aborto, leggi risalenti al 1850.
Nei giorni scorsi, la società civile del Paese si è stretta attorno ai due turisti, chiedendo alle autorità mediche di attivarsi per salvare la vita di Andrea Prudente, e ha ricordato il tragico caso irlandese di Savita Halappanavar, la dentista morta di sepsi proprio perché le venne rifiutata l’interruzione di gravidanza che le avrebbe salvato la vita. Senza andare tanto lontano, anche nella “civile” Italia – dove l’aborto dovrebbe essere garantito ma la percentuale dei cosiddetti obiettori rende l’accesso all’interruzione di gravidanza, e quindi l’esercizio di un diritto, un terno al lotto – si possono ricordare casi di evidente e dolosa malasanità, come quello di Valentina Milluzzo, vittima anche lei di un sistema sanitario sessista, tutto concentrato sul battito cardiaco del non nato e deliberatamente ignaro di quello delle donne.
Per una (per lo più deprimente) panoramica sulla condizione femminile a Malta, leggi anche:
–Misoginia istituzionale a Malta saudita
–Aborto: primo raduno pro-choice nella storia di Malta
–La condizione delle donne a Malta – intervista
–Titolo sessista? Forse. Il giornale fa comunque mea culpa
–Malta, quando l’oscenità negazionista ha il volto della legge