Due tristi vicende stanno dominando le cronache di questi ultimi giorni. Sono preoccupanti e angoscianti, fanno arrabbiare e fanno anche sentire impotenti. Ma non è solo questo che li accomuna.
Due dei quattro accusati dell’omicidio di Willy Monteiro (foto ansa)
Una si è svolta in Italia, a Colleferro, fra sabato e domenica scorsi e riguarda l’uccisione di un ragazzo pestato a morte da altri quattro giovani. L’altra ha avuto luogo lunedì a Malta, a Msida, dove due pitbull hanno sbranato una novantacinquenne, una vecchia attiva e in salute, che aveva festeggiato in febbraio il suo compleanno.
I presunti assassini di Willy Monteiro Duarte sono giovani che a quanto pare erano già temuti per la loro violenza, essendosi in passato resi protagonisti di diverse azioni di questo tipo, senza tuttavia arrivare all’omicidio. Da quello che si apprende dai giornali, a sostenerli nella loro brutalità interveniva anche un ambiente familiare parimenti spregiudicato (pare che i parenti degli accusati abbiano detto del ragazzo ucciso “era solo un immigrato”) e un male inteso approccio alle arti marziali (gli assassini praticavano l’MMA).
I cani che hanno ammazzato Inez Galea appartenevano al nipote, Andre, che abitava nella stessa palazzina della nonna, ad un piano superiore rispetto all’appartamento pianterreno in cui risiedeva l’anziana, appartamento in cui i due animali sono riusciti a entrare. I vicini riferiscono di aver più volte chiamato le autorità per denunciare le condizioni in cui era tenuta dall’uomo una decina di cani, distribuiti fra il cortile e il terrazzo. Secondo quanto dicono i testimoni al Times of Malta, pur avendo condotto di tanto in tanto qualche ispezione, l’Animal Welfare non è mai intervenuta sulle situazioni che preoccupavano il vicinato.
Il nipote, che comunque è stato descritto come sconvolto dall’atroce morte della nonna, si descriveva come un “allevatore” specializzato in pitbull. Una foto ne raffigura uno coperto di cicatrici.
Uno dei dieci cani di Andre Galea, foto Times of Malta
Nell’attesa che le indagini facciano piena luce sull’accaduto, mi chiedo cos’hanno in comune questi due casi? In quello maltese la responsabilità è indiretta, in quello italiano no. Tuttavia, per quanto siano cani dal temperamento difficile, i pitbull non nascono feroci, ma possono diventarlo. Cosa spinge una persona a prenderne così dieci per tenerli in uno spazio poco sicuro, se non è in grado di renderli innocui? Perché non conoscevano la nonna che abitava praticamente con loro? Erano sempre tenuti alcuni in terrazzo e altri in cortile nelle condizioni lamentate dai vicini?
È vero che le immagini dei presunti assassini e del sedicente “allevatore” sembrano intercambiabili: stesso look, stesso taglio, tatuaggi simili. Sembrano usciti dalla stessa comitiva. Ma non si tratta certo di questo, queste sono banali apparenze, valutazioni superficiali. Quello che accomuna i due terribili episodi è qualcos’altro, qualcosa di più profondo e pericoloso.
Ma cerco le parole – e non le trovo – per evitare di scrivere mascolinità tossica._
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