Misoginia istituzionale a Malta saudita

La paranoia antiabortista delle istituzioni maltesi è un ottimo strumento di controllo per mariti e partner violenti che vogliano continuare a perpetrare abusi sulle loro vittime.

 

E in questi giorni è sfociata in pura misoginia istituzionale, come dimostra il caso denunciato dalla Women’s Right Foundation, la cui équipe legale ha rappresentato mercoledì in tribunale una donna che si è vista negare dalla corte il diritto di allontanarsi dal Paese a seguito delle false affermazioni dell’ex, che ha dichiarato che intendeva recarsi all’estero per abortire. Lei aveva posto fine alla relazione a causa di violenza domestica.

L’uomo, secondo quanto dichiarato dall’avvocata Lara Dimitrijevic, ha usato a suo vantaggio il divieto di aborto in vigore a Malta al fine impedire la libertà di movimento alla sua ex. E ha trovato un sostegno nel tribunale che ha imposto la scorsa settimana il divieto di allontanarsi alla donna, che è alla 15esima settimana di gravidanza e non avrebbe alcuna intenzione di interromperla, e che, a prescindere da questo, si ritrova a veder violati i suoi diritti fondamentali.

 Il post Facebook della WRF

La WRF sottolinea che il divieto di spostamento viola infatti il suo diritto alla libertà di movimento e alla privacy.

Lara Dimitrijevic ha detto al Times of Malta che la donna ha inoltre subito ulteriori umiliazioni, trovandosi costretta a consegnare il suo passaporto agli agenti dell’immigrazione.

   La protesta di Young Progressive Beings

Questa mattina, in una Valletta spopolata a causa della pandemia, alcune esponenti del gruppo Young Progressive Beings hanno protestato davanti al tribunale, sottolinendo come – a prescindere dal fatto che la donna non volesse abortire – è stata tenuta in ostaggio dallo Stato maltese sulla base della presunta volontà di fare qualcosa di perfettamente legale (in qualunque altro Paese in cui l’aborto sia legale). Il gruppo chiedeva che si restituisse il passaporto alla donna.

Malta è uno dei cinque Paesi al mondo e uno dei due in Europa (l’altro è il Vaticano) con la legislazione più restrittiva in tema di aborto: un divieto totale in qualunque circostanza. È quindi l’unico dell’Unione europea ad avere norme implacabili anche in caso di stupro, incesto, violenza su minori, alto rischio di morte per la madre o anche per entrambi, madre e nascituro.

In attesa che cambi questa legge che odia le donne, uomini ossessivi abusanti violenti e potenziali stalker di ex, Malta è la terra che fa per voi.

AGGIORNAMENTO: LA CORTE REVOCA IL DIVIETO

Dopo una settimana di piena violazione dei diritti fondamentali della persona (privacy e libertà di spostamento), il 25 settembre il tribunale ha finalmente revocato il divieto, restituendo il passaporto alla donna.

 Il post con cui WRF ringrazia il tribunale, quanti hanno condiviso la notizia, e soprattutto il coraggio della cliente

WRF ha ringraziato quanti hanno seguito il caso e condiviso la notizia. Parlando col MaltaToday, l’avvocata Dimitrijevic ha tuttavia ricordato che per oltre una settimana la sua assistita si è vista privata di diritti imprescindibili, veridicità o meno dell’accusa di voler abortire.

C’è chi, ancora nell’Europa del ventunesimo secolo, ritiene che il corpo delle donne appartenga a qualcun altro.

 

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