Malta sta vivendo giornate di ininterrotta contestazione al governo, travolto da accuse, scandali e sospette gravi implicazioni nell’assassinio di Daphne Caruana Galizia.
Contro il governo non soltanto i tradizionali antagonisti del Labour, i nazionalisti, ma anche e soprattutto quella parte della società civile, progressista e di sinistra, che si sente tradita dalla condotta dell’esecutivo.
In una lettera indirizzata al governo, diverse personalità e organizzazioni che “si identificano con valori socialisti, di sinistra o progressisti” si dicono indignate.
Parlare di crescita economica non è più sufficiente; la gente vuole giustizia, politica pulita e gli standard di governo che tutti meritiamo, si legge nella missiva. Le dimissioni di parte delle persone coinvolte dalle accuse non placano gli animi.
Dopo vari annunci e marce indietro, sembra che il premier Joseph Muscat si dimetterà in gennaio, dopo la nomina del nuovo leader laburista. Ma nel frattempo i parlamentari del suo partito gli hanno rinnovato la fiducia, nonostante la difesa a oltranza da lui esercitata a favore del suo capo di gabinetto Keith Schembri, chiamato direttamente in causa nel caso Caruana Galizia dagli indagati.
Pur accogliendo con favore le dimissioni, siamo consapevoli che queste non sono la soluzione definitiva ai problemi che il paese e il governo stanno affrontando. Riconoscendo le riforme fatte in materia di diritti civili e le varie misure sociali attuate dal governo laburista, notiamo anche che la classe imprenditoriale ha acquisito un potere senza precedenti sulla scena politica, con conseguenze che vengono subite direttamente dal popolo. Gli esempi includono l’assoluta mancanza di regole nel settore della pianificazione urbana, la privatizzazione di parti dei servizi sanitari essenziali, la privatizzazione del settore energetico e la perdita di terreni pubblici a vantaggio di progetti speculativi, dice ancora la lettera. Riteniamo inoltre che tali privatizzazioni debbano essere indagate e possibilmente revocate.
L’incredibile e vergognosa vicenda dell’omicidio della giornalista è per i firmatari anche un’occasione per mettere in discussione l’operato mercantilista e pericolosamente ultraliberista dell’esecutivo in cui la sinistra maltese non si riconosce affatto e che a quell’omicidio ha condotto, in un contesto in cui la legge è tutt’altro che uguale per tutti e alcuni potenti la infrangono “senza timore di conseguenze”. I firmatari chiedono infatti che si ponga fine alla legge della giungla in cui alcuni di coloro che hanno il privilegio di essere ricchi sembrano considerarsi al di sopra della legge.
È essenziale per il nostro paese che il Partito laburista ripulisca il caos lasciato dai membri della classe economica a causa della loro relazione impropria con i membri di questo governo.
È anche chiaro che il nostro quadro istituzionale non funziona correttamente e che le persone nutrono seri e legittimi dubbi sulla serietà e l’indipendenza delle istituzioni nel nostro Paese. Pertanto, chiediamo una riforma costituzionale che miri a creare istituzioni libere dalle catene della politica partigiana e dall’influenza di coloro che esercitano potere politico o economico.
Nel suo discorso alla piazza – anzi, dalla piazza – lo scrittore Immanuel Mifsud ha invocato la fondazione di una nuova Repubblica.
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