Prostitute imprenditrici al tempo dei Cavalieri

Nel maggio 1771, una giovane di Mqabba, villaggio del sud di Malta, fuggì di casa per allontanarsi dal padre oppressivo e si recò alla Valletta dove, attraverso l’esercizio della prostituzione (tredici i clienti documentati) ebbe la possibilità di assaporare la dolcezza di un breve periodo di libertà. Il padre – offrendo 10 scudi a chiunque gli fornisse informazioni sulla figlia, la quale in quei giorni veniva regolarmente vista in giro per taverne a bere a mangiare dolci ben dopo la mezzanotte – riuscì a rintracciarla e a costringerla a sposare un uomo di Żejtun, altro villaggio del sud. I tredici clienti vennero costretti a pagare una multa che andò ad alimentare la dote della ragazza.

A monte di scelte come questa non stava certamente la mancanza di un sostegno economico maschile, bensì tante diverse possibili aspirazioni di autonomia, tutte irrealizzabili allora per donne “per bene”.

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Ritorno al Blitz: il disagio dell’abbondanza

Cosa c’è di vero nei nostri desideri? Quanto del nostro desiderare una bella vita è plasmato dalla commercializzazione costante in cui la nostra cultura avvolge i nostri corpi, le nostre aspirazioni, le nostre identità? Sara Cwynar, nelle opere che compongono la mostra Good Life, affronta il concetto di verità visiva e decifra una realtà costituita da oggetti quotidiani e immagini riformulate da algoritmi, riproponendo visioni che a volte hanno l’effetto di veri e propri puzzle.

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bil-Malti

C’è una sola lingua semitica all’interno dell’Unione europea, e una sola lingua semitica scritta in caratteri latini al mondo.

Si tratta della lingua di Malta, il malti, codificato ufficialmente per la prima volta l’altro ieri, nel 1924, nella grammatica definitiva in uso ancora oggi.

Le prime attestazioni di parole e brevi frasi in maltese risalgono al 1240, come ricorda Giuseppe Brincat, ordinario di Linguistica italiana all’Università di Malta e accademico della Crusca. Si tratta quindi quasi un corrispettivo del nostro indovinello veronese, o del nostro Sao ko kelle terre. A queste prime testimonianze fanno seguito “toponimi e termini del registro domestico o d’uso quotidiano negli atti notarili o negli atti della universitas (il consiglio comunale), redatti in latino e/o in siciliano cancelleresco fino alla metà del Cinquecento”.

Il primo documento più complesso in maltese è comunque una poesia risalente agli anni attorno al 1470. “Un componimento di 16 endecasillabi, con una stanza di sei versi a rima baciata, un ritornello di quattro versi con assonanza (imperfetta) e una seconda stanza di sei versi a rima baciata”, ricorda ancora Brincat.

Nel 1934, l’inglese e il maltese divennero le lingue ufficiali del Paese, e l’italiano, fino ad allora la lingua delle élite, restò tagliato fuori.

 Uno scorcio della Valletta (il-Belt) visto da Vittoriosa (Birgu), una delle Tre Città  Continua a leggere