Prostitute imprenditrici al tempo dei Cavalieri

Nel maggio 1771, una giovane di Mqabba, villaggio del sud di Malta, fuggì di casa per allontanarsi dal padre oppressivo e si recò alla Valletta dove, attraverso l’esercizio della prostituzione (tredici i clienti documentati) ebbe la possibilità di assaporare la dolcezza di un breve periodo di libertà. Il padre – offrendo 10 scudi a chiunque gli fornisse informazioni sulla figlia, la quale in quei giorni veniva regolarmente vista in giro per taverne a bere a mangiare dolci ben dopo la mezzanotte – riuscì a rintracciarla e a costringerla a sposare un uomo di Żejtun, altro villaggio del sud. I tredici clienti vennero costretti a pagare una multa che andò ad alimentare la dote della ragazza.

A monte di scelte come questa non stava certamente la mancanza di un sostegno economico maschile, bensì tante diverse possibili aspirazioni di autonomia, tutte irrealizzabili allora per donne “per bene”.

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Il 7 giugno dei maltesi, gli irredentisti e Thomas Pynchon

Venerdì prossimo per i maltesi è festa nazionale. Si celebra il Sette Giugno, alla ricorrenza si fa riferimento in italiano, si chiama infatti proprio Sette Giugno, non in maltese Sebgħa ta Ġunju (sebbene la data nei monumenti venga indicata così), né tanto meno in inglese. E quest’anno sono esattamente cento anni da quando l’esercito britannico sparò sul popolo in rivolta che protestava contro i balzelli insostenibili introdotti dai colonizzatori e contro le ingiustizie perpetrate dagli inglesi e dalla borghesia mercantile maltese sulla popolazione.

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