Al grido di Iż-Żejjed Kollu Żejjed, “Quando è troppo è troppo”, i maltesi sono tornati in strada – questa volta nella capitale, La Valletta – per dire basta a quella che viene percepita come una vera e propria dittatura della lobby dei costruttori, che da tempo sembra orientare e determinare le decisioni della politica.
“Sostitute i rumori con i fiori”. Due poliziotti guardano sullo sfondo.
La protesta è stata organizzata dal Moviment Graffitti e vi hanno aderito una sessantina di entità fra organizzazioni non governative, associazioni di residenti, gruppi ambientalisti. E poi tantissimi singoli cittadini esasperati dalla scriteriata espansione edilizia che, in una piccola isola come Malta, continua a sacrificare al soldo facile lo scarso e prezioso verde sopravvissuto ad anni di malapolitica. Presenti, a titolo personale, anche alcuni esponenti delle formazioni minoritarie di Alternattiva Demokratika e del Partit Demokratiku. È stata invece dichiarata non gradita dall’organizzazione la presenza di personalità dei due principali partiti maltesi – il Partit Nazzjonalista, al potere per anni, e il Partit Laburista, al governo dal 2013 – considerati parimenti responsabili della devastazione dell’isola.
Fatemi crescere sano
Extinction or Rebellion
Nelle intenzioni degli organizzatori, la protesta ha assunto un carattere epico come non era accaduto per le precedenti, tanto che l’attivista di Graffitti Wayne Flask ha dichiarato che “il 7 settembre sarà celebrato come il giorno in cui è nato un nuovo grande movimento di maltesi che possono dire di no allo strapotere dei grandi giri di soldi” e ha paragonato il direttivo della Planning Authority a “una giunta militare che ogni settimana emette una sentenza di morte per la decenza e l’onestà”.
Alla fine del corteo che ha attraversato la capitale, la folla si raccoglie gradualmente davanti al Parlamento. Secondo l’organizzazione erano presenti circa 3.000 persone.
Il carattere storico di questa protesta è individuabile anche nello slogan col quale il corteo è stato annunciato e i maltesi si sono preparati a gridare basta all’edilizia onnivora e scriteriata che da anni divora la loro terra: Kulħadd għall-Belt, “Tutti alla Valletta”, il motto dei moti del 7 giugno 1919, in cui i maltesi si rivoltarono contro gli inglesi, i poveri contro i ricchi, gli oppressi contro gli oppressori._
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