L’Etna e le fratture del mondo, una mostra al Blitz Valletta

La pandemia ci mostra un lato della società che gli artisti avevano già visto e trattato. Così nasce The Eye of the Storm, che si insinua nel nostro rapporto con portali come Facebook, Instagram, Netflix e Amazon, e ci porta nell’occhio del ciclone, dove con finta calma si espongono i falsi miti del capitalismo, dalla crescita esponenziale all’antropocentrismo. Dal 4 novembre è online A Fragmented World, la nuova opera d’arte video sul sito di Blitz Valletta, basata sulla Teoria delle Fratture e concentrata sul case study Monte Etna.

Nel suo offrirsi come ricostruzione di una realtà aderente e al contempo poetica, A Fragmented World (2016) è una rappresentazione estrema dell’esperienza di coesistenza, dove una crisi non è altro che un’altra forma dell’abitare.

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Ritorno al Blitz: il disagio dell’abbondanza

Cosa c’è di vero nei nostri desideri? Quanto del nostro desiderare una bella vita è plasmato dalla commercializzazione costante in cui la nostra cultura avvolge i nostri corpi, le nostre aspirazioni, le nostre identità? Sara Cwynar, nelle opere che compongono la mostra Good Life, affronta il concetto di verità visiva e decifra una realtà costituita da oggetti quotidiani e immagini riformulate da algoritmi, riproponendo visioni che a volte hanno l’effetto di veri e propri puzzle.

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Blitz, i fantasmi dei turchi e quelli dell’immaginario

Nel cuore della Valletta c’è una vecchia casa di proprietà di un’artista, Alexandra Pace. L’ha ereditata da sua nonna e molti di quelli che entrano rilevano con stupore una certa energia positiva: l’energia di una casa libera, non infestata. Lo racconta Sara Dolfi Agostini, curatrice dello spazio espositivo che quella casa è diventata una volta passata ad Alexandra, precisando che molti edifici della Valletta sono considerati contaminati da presenze negative poiché nei loro sotterranei morirono in condizioni di grande sofferenza moltissimi turchi catturati ai tempi del grande assedio di Malta da parte delle forze dell’impero ottomano, nel 1565.

  Pavimento in cementine ottimamente conservate nella stanza rosa, una volta la camera da letto della nonna di Alexandra, al secondo piano dell’edificio Continua a leggere